Newsletter Agosto

11 Agosto 2025

Newsletter Agosto

In questo numero

 

  1. Invece di andare insieme in vetta, facciamo una gara
  2. Medaglie olimpiche che contano
  3. Il nuovo imperialismo
  4. L’AI contro l’Atari anni ‘70
  5. Il prossimo smartphone sarà sul naso
  6. Questa AI, che fallimento!
  7. Qualcosa da sapere: Jevons Paradox
  8. Corpi non reali
  9. Copilot news!
  10. Un nostro progetto: NoteNinja

 

1. Invece di andare insieme in vetta, facciamo una gara

 

Pochi giorni fa Donald Trump ha presentato dalla Casa Bianca la strategia USA per la AI nel documento intitolato “Winning the Race: America’s AI action plan”. Il documento è meraviglioso nella sua capacità di rappresentare il Presidente e la sua visione di sé stesso, dell’America e dell’AI. La prima pagina è riempita con una citazione virgolettata dello stesso Trump, quasi fosse un raffinato filosofo o un grande uomo del passato. Segue poi un documento declinato sui tre ambiti di investimento degli USA:

1. accelerare le innovazioni di intelligenza artificiale, 2. costruire una infrastruttura per i modelli AI, e infine 3. assicurarsi un ruolo di leader internazionale del settore.

Gli Stati Uniti sono descritti come “in gara” contro gli altri paesi, pertanto senza alcun interesse alla cooperazione o alla condivisione di politiche e strategie di mitigazione dei rischi connessi all'AI. Gli obiettivi che il presidente propone sono ancora meno rassicuranti: “Chi possiederà il più vasto ecosistema di AI ne trarrà ampi benefici economici e militari”. Alla faccia della sostenibilità! Nessuna attenzione per la popolazione, per l’equità sociale, per le cure mediche, per l’ambiente. Tuttavia, a parte le dichiarazioni di sei mesi fa in cui aveva lanciato il programma “Stargate” da 500 miliardi di dollari, poco sembra essere stato realmente investito. Secondo le indiscrezioni del Wall Street Journal riportate da ilSole24ore, di concreto c’è solo la progettazione di un piccolo datacenter, da costruire entro la fine dell’anno.

 

Americas AI

 

 

2. Medaglie olimpiche che contano

 

Una versione “potenziata” di Gemini (la AI di Google) ha conquistato una medaglia d’oro all’International Mathematical Olympiad 2025, risolvendo 5 dei 6 problemi proposti sotto le stesse rigide condizioni riservate ai concorrenti umani. Niente strumenti, niente internet, solo 9 ore di pura astrazione matematica e dimostrazioni in linguaggio naturale. Credo però che il vero oro lo abbiano vinto i data scientist dietro al progetto: tre dei ricercatori chiave che hanno costruito il modello di Google sono stati immediatamente assunti da Meta. E secondo fonti attendibili, i loro nuovi stipendi e bonus d’ingresso raggiungono cifre assurde anche per gli standard della Silicon Valley. Parliamo di pacchetti superiori ai 10 milioni di dollari per ciascuno, tra stock option e retribuzione. In pratica, lavorare su questi progetti diventa più redditizio che giocare nella prima squadra di una società di serie A.

Chissà se inizieremo a vedere genitori azzuffarsi con il capo progetto se non assegna task di sviluppo ai loro figli.

 

Vignetta Pittorica

 

 

3. Il nuovo imperialismo

 

La Compagnia delle Indie ha costruito un impero, e quattro elementi sono stati fondamentali per raggiungere questo risultato. Innanzitutto, la capacità di estrarre risorse dalle colonie: spezie, tè, cotone, oppio, metalli preziosi. Tutto ciò che aveva valore economico veniva raccolto e trasferito verso la madrepatria, impoverendo sistematicamente le economie locali e arricchendo l’élite commerciale europea.

In secondo luogo, lo sfruttamento di lavoratori in paesi meno ricchi veniva realizzato su larga scala, come nel famigerato Cultivation System che obbligava milioni di contadini di Java a coltivare prodotti destinati esclusivamente all’esportazione, impoverendone il paese.

Un terzo elemento centrale fu il controllo della conoscenza. Le Compagnie non si limitavano a commerciare: raccoglievano informazioni botaniche, geografiche e strategiche, producendo cartografie e studi scientifici funzionali al dominio territoriale.

Infine, la narrazione. La Compagnia delle Indie si presentava come forza civilizzatrice, portatrice di ordine e progresso, giustificando ogni azione in chiave geopolitica.

Pensiamo ora a OpenAI (ma vale lo stesso per Meta e le altre aziende che generano modelli di LLM). OpenAI usa dati di cui non ha la proprietà, “estraendo risorse” non sue (ad esempio prendendole da internet). OpenAI utilizza lavoro a bassissimo costo in Kenya e in Venezuela per analizzare le risposte date dai suoi modelli e renderli sempre più performanti, in una nuova forma di sfruttamento del lavoro. OpenAI genera molti dei nostri contenuti, ed lotta per avere al proprio interno i cervelli più brillanti da far lavorare sui temi che interessano l’azienda. Infine, OpenAi si presenta come un’azienda orientata al benessere dell’umanità. 

Questa idea di “nuovo imperialismo” viene da Karen Hao, una giornalista (che scrive su The Atlantic) pluripremiata per aver documentato in maniera puntuale nel suo libro “Empire of AI” la nascita di questi nuovi imperi basati sui modelli di AI. Mi sembra un’analisi affascinante e consiglio di ascoltarla qui.

 

Compagnia AI

 

4. L’AI contro l’Atari anni ‘70

 

Ammiravo l’Atari 2600, console a cartucce che potevo frequentare solo a casa di mio cugino, che fu rapidamente superata dal successo del Commodore64. Se lo hai vissuto, sai di cosa sto parlando. Con grande spirito di ironia, Robert Caruso, senior engineer in Citrix, ha fatto sfidare a scacchi il suo Atari 2600 e alcuni modelli di LLM. Il primo a cadere è stato ChatGPT, che dopo aver fatto il bullo a parole (“vediamo quanto ci metto a battere un computer con appena 128 byte di memoria”) è stato completamente distrutto dal gioco Video Chess, che girava con pixel sgranati sull’Atari.

Successivamente è stato il turno di Gemini, che ha mostrato un atteggiamento altrettanto spavaldo vantandosi di “pensare milioni di mosse in anticipo e valutare infinite posizioni”, per poi fare immediatamente marcia indietro quando gli è stato detto che ChatGPT aveva fallito.

Per noi è chiaro che un modello linguistico non può competere con un programma creato per giocare a scacchi, ma la storia è bella sotto diversi punti di vista: avere autostima ma rapidamente riconoscere i propri limiti mi sembra l’ennesima forma di intelligenza dell'AI. Inoltre la vicenda ci ricorda come gli LLM siano bravi a “parlare” e molto meno a svolgere compiti più complessi, come ad esempio giocare a scacchi. Infine, Gemini si è tirato indietro quando è stato messo di fronte ad un processo di introspezione che personalmente utilizzo ogni qual volta i contenuti generati non mi convincono: “sei sicuro di questa cosa che hai scritto?”, “hai controllato la veridicità delle tue affermazioni?”, ma anche “le tue parole mi sembrano tutte sbagliate, te la senti di confermarle?”. Provare per credere. 

 

Atari

 

 

5. Il prossimo smartphone sarà sul naso

 

Chi mi legge sa che profetizzo da tempo un’improvvisa diffusione di smart glasses, addirittura capaci di eliminare gli smartphone. Solo per aggiornarvi su questo tema, la possibilità di utilizzare modelli di AI conversazionali ha dato ulteriore spinta agli investimenti sugli occhiali intelligenti.

Recentemente Alibaba ha annunciato la produzione dei Quark AI Glasses, integrati con un modello di LLM grazie a cui si potranno avere funzionalità “base” (telefonare, fare foto e ascoltare musica), ma anche traduzioni in tempo reale, la trascrizione delle riunioni a cui si partecipa, la comparazione dei prezzi degli oggetti che si hanno di fronte con le offerte disponibili sul web, l’integrazione con sistemi di pagamento (dicono “guarda e paga”), e infine un navigatore in realtà aumentata.

Non siamo ancora in grado di buttare i nostri telefoni, così come abbiamo fatto per il nostro portafoglio che un tempo era impensabile lasciare a casa, ma la strada mi pare tracciata.

 

Occhiali

 

6. Questa AI, che fallimento!

 

Ammetiamolo, il gioco di parole “più che intelligenza artificiale, sembra stupidità umana” non è particolarmente originale. Tuttavia ci può spingere a riconoscere 4 aree di applicazione dell'AI.

Proviamo a mettere tutto su un foglio: in alto abbiamo AI che funzionano bene e sono “intelligenti”, in basso le AI “stupide”, che falliscono nel loro compito. Poi poniamo a destra utilizzi “intelligenti” della AI e a sinistra i suoi usi “stupidi”. In questa maniera possiamo sia ragionare sul potenziale dei sistemi AI, ma anche visualizzarne rischi e fallimenti.

Cosa succede quando una AI funziona benissimo ma è in mano a persone che non la utilizzano a fin di bene?

Un esempio lo troviamo nei recenti casi della donna francese o della donna italiana truffate da falsi Brad Pitt, generati dalla AI. La francese ha inviato ai delinquenti 830 mila euro ricevuti dalla separazione dal marito milionario, dopo conversazioni durate per più di un anno, con diversi video falsi dell’attore che dichiarava alla donna sempre più passione. Immagino un povero operatore birmano che da una scam-city (città dedicate alle truffe online, realizzate da persone in condizioni di moderna schiavitù) regala alla donna il sogno di un amore impossibile.

C’è quasi poesia. Purtroppo la storia non è a lieto fine: la donna ha tentato il suicidio e recentemente è apparsa in una clinica specializzata nel trattamento della depressione grave; inoltre, qualcosa mi fa pensare che il povero birmano finto Brad Pitt non sia l’intestatario del conto che ha ricevuto i soldi...

 

Schema

 

7. Qualcosa da sapere: Jevons Paradox

 

Più efficienza vuol dire consumo meno risorse per ottenere un certo risultato. Ad esempio, consumo meno energia per il condizionamento della mia stanza. Dunque, potremmo pensare che più efficienza vuol dire meno consumi; ma non se conosciamo il paradosso di Jevons. Nel 1865 l’economista inglese William Stanley Jevons osservò che le migliorie nell’efficienza delle macchine a vapore facevano impennare – non diminuire – il consumo di carbone nell’industria britannica. Se il carbone costa “meno chilometri per sterlina”, perché non far viaggiare di più le locomotive? Jevons arrivò a una conclusione scomoda: l’efficienza da sola non salva risorse, anzi può accelerarne l’esaurimento. Quando ho sostituito tutte le lampadine di casa con LED che consumano un decimo rispetto alle vecchie alogene ho anche illuminato tutto il giardino, i pensili della cucina, ed il ripostiglio. Ecco, in miniatura e applicato a casa nostra, il paradosso di Jevons: quando rendiamo un servizio energetico più efficiente, e quindi più economico, la domanda rimbalza verso l’alto.

Questo effetto è stato riscontrato in molti settori: irrigazione più efficiente aumenta la richiesta complessiva di acqua, strade più grandi incrementano il traffico, e così via. In questi ultimi mesi si parla molto del paradosso di Jevons connesso all'AI per due motivi. Da un lato, la AI è energivora e dunque ci si aspetta che le prossime innovazioni riguarderanno l’efficientamento energetico di questi modelli, a cui seguirà un incremento massivo del loro uso. Dall’altro, quando l’intelligenza artificiale rende i processi lavorativi più efficienti – riducendo tempi e costi – ciò può paradossalmente aumentare la domanda per quei servizi, spingendo a una crescita complessiva dell’impegno lavorativo anziché a una sua riduzione, in linea con il paradosso di Jevons. Ciò significa che migliorare la produttività attraverso l’AI non garantisce per forza una diminuzione del lavoro umano, perché il calo dei costi stimola nuovi impieghi e usi, generando più occupazione.

 Paradosso

 

8. Corpi non reali

 

Sfogliando il numero di agosto di Vogue America ci si imbatte in una campagnaGuess che, a prima vista, sembra l’ennesima ode all’ideale di perfezione femminile: bionda, pelle di porcellana, vita sottile. Solo una micro‑didascalia, nascosta vicino alla piega della pagina, rivela la verità: Produced by SeraphinneVallora onAI. In altre parole, la modella non è una persona reale, ma un rendering generato dall’intelligenza artificiale. La notizia è stata diffusa dalla stessa azienda di comunicazione che ha generato la foto, ricevendo molte critiche online.

La preoccupazione è che l’AI riproponga l’archetipo già dominante nel fashion system: giovane, magra, simmetrica, senza ombre, amplificando un’idea di corpo irraggiungibile, moltiplicandola all’infinito a costo quasi zero. In più, questo servizio non ha richiesto fotografo, stylist, truccatore, parrucchiere e tecnico della luce, o almeno non quelli tradizionali. Generare quel tipo di foto richiede queste competenze, ma in mano ad una persona che sappia come tradurre in linguaggio gli elementi tecnici presenti nella foto. Un commento che ho trovato sotto la foto suggerisce di inserire modelle non “perfette” e la risposta di SeraphinneVallora è “possiamo creare differenti tipi di bellezza se è quella la richiesta del cliente”. Come dire: non è colpa mia ma di chi continua a chiedere questo tipo di rappresentazione.

D’altronde, se non colpevolizziamo chi fa fotografia tradizionale ritraendo modelle lontane dagli standard umani reali, perché lo facciamo se prodotte con l’AI? Inoltre, quando vedo le modelle in carne e ossa che sfilano in passerella, le trovo altrettanto irreali e penso che l’idea di corpo perfetto sia sempre stata – e rimane – generata artificialmente.

 

Vogue

 

La foto su Vogue generata con la AI e una copertina con modelle reali. Trova la bellezza comune.

 

 

9. Copilot news!

 

Se volete conoscere il volto di Copilot potete pensare a quella particella di sodio che si sentiva sola nella bottiglia d’acqua Lete. In attesa di vederla comparire sul nostro computer, possiamo già testarne le capacità di ricerca direttamente su Edge. Ne parlavamo in uno scorso numero dell’AI Observer: il modo di navigare e cercare i contenuti sul web sta cambiando e farlo tramite AI ci risparmia dall’avere 20 tab aperte nello stesso momento. Su questo principio Microsoft ha attivato l’esperienza “Copilot Mode” sul suo browser, che in base al video dimostrativo, potrebbe effettivamente spostare un bel numero di utenti da Chrome a Edge.

 

Volto Copilot

 

Copilot (a sinistra) incontra la particella di sodio (a destra) e ne invidia le mani.

 

 

10. Un nostro progetto: NoteNinja

 

Durante l’hackathon Microsoft dedicato all’AI Agentica, il team AGIC ha realizzato un multi-agent AI system pensato per automatizzare il followup delle riunioni, con documentazione strutturata. Il nostro agente, battezzato Note Ninja, prende appunti e li trasforma in documenti impeccabili, pronti per essere condivisi. L’idea è stata quella di mettere insieme più agenti intelligenti (basata su Copilot Studio) per analizzare conversazioni, note o trascrizioni e generare automaticamente documenti coerenti secondo template predefiniti dall’azienda. Diciamo che Note Ninja è composto da più agenti perché un suo modulo (il primo agente, che chiamiamo “orchestratore”) gestisce il flusso e coordina gli altri agenti, un altro modulo (il secondo agente, “summarizer”) analizza testi grezzi (trascrizioni, email, verbali) e ne estrae le informazioni salienti, e infine l’ultimo modulo (il terzo agente, “secretary”) organizza i contenuti in un format professionale, trasformandoli in report formattati, presentazioni, o documenti decisionali. Volendo, un quarto agente posiziona il file nella cartella condivisa corretta.

La stima che abbiamo effettuato dimostra una drastica riduzione del tempo dedicato al post riunione e – soprattutto – per riprendere le fila nella riunione successiva. Il tasso di adozione previsto è elevato grazie alla facilità d’uso.

Microsoft ha premiato AGIC per Note Ninja ed il gran lavoro dei nostri Daniele Margheriti, Marco Esposito, Marco Granato, Enxhi Guri e l’immancabile Luigi Villanova, mettendoci davanti ad aziende blasonate (tre delle “big four”, ma non facciamo nomi eh!) e a diverse imprese specializzate sulla AI.

 

Note Ninja 2

 

Sei arrivato fin qui?

 

Ho una grande curiosità di sapere se la newsletter mensile sia troppo lunga. Quando metto in ordine le varie notizie mi domando se spostarne in basso una la condanna a non esser letta. Scorri tutta la newsletter? La vorresti più corta (e più frequente)? Scrivimi qui, se ti va di aiutarci a capire meglio cosa preferiresti.

 

 

 

Chi sono

Ciao, sono Francesco Costantino, professore universitario e Director of Innovation in AGIC. Appassionato di novità tecnologiche e convinto sostenitore di un futuro migliore del passato, mi piace raccontare e sperimentare i nuovi strumenti di AI disponibili, così come osservare e ragionare su quello che ci sta portando l’evoluzione digitale.

 

Francesco Costantino